Kiki e la cucina thai

Quante donne sognano di poter dire addio a cellulite  e ritenzione idrica? In mezzo a creme che promettono miracoli, farmaci dal dubbio risultato e trattamenti estetici che costano quanto un intero stipendio, ci sarebbe un’alternativa molto più piacevole: trasferirsi in Thailandia!

Per le spiagge? Il clima? L’ospitalità?

Anche. Ma soprattutto perché non esiste il sale. O meglio, esiste, ma viene utilizzato raramente e in pochissime preparazioni.

Il sodio contenuto in questo ingrediente di cui noi siamo soliti fare abbondante uso per insaporire le pietanze, infatti, ha la “colpa” di trattenere l’acqua, e se consumato in dosi non parsimoniose, e non contrastato da un sufficiente apporto di potassio, favorisce la fastidiosa ritenzione idrica. 

In Thailandia questo rischio è scongiurato dalla sua quasi assenza, ma non aspettatevi di dover pagare il contrappasso di una cucina insipida: tutto il sapore viene dato dalle spezie. La Thailandia si trova vicino alla Malesia ed è influenzata dalle tradizioni indiane, dove le spezie sono protagoniste.

“La cucina thailandese non è fatta di insetti”, e lo assicura Kiki, che in Thailandia è nata e cresciuta.

“Ci sono tanti luoghi comuni che mi piacerebbe sfatare a proposito del mio Paese d’origine, perché spesso gli stereotipi impediscono di conoscere una realtà interessante e sorprendente”.

Kiki vive in Italia da tre anni, dopo aver lavorato a lungo come guida turistica in Thailandia. 

Si innamora del Trentino, dove vive con il marito, ma un po’ di nostalgia nemmeno troppo latente rimane.

Se da un lato la incantano le montagne, l’aria pulita e la natura, dall’altro combatte con la difficoltà di integrarsi. 

“All’inizio ho sofferto la fatica di sentirmi un po’ limitata dal non conoscere la lingua, non avere un’autonomia lavorativa o non poter guidare. Il Covid non ha di certo aiutato. Però piano piano ho cominciato a darmi da fare: ho imparato l’italiano grazie ad un corso e alla famiglia di mio marito, ho preso la patente e trovato lavoro. Noi thailandesi siamo socievoli per natura e per me il contatto umano è molto importante”.

Il cibo italiano le piace ma a volte non la “sazia”, probabilmente perché quel fondo di nostalgia verso i sapori che l’hanno accompagnata per tanti anni fatica ad andarsene.

Kiki trova una soluzione: se non può volare in Thailandia per pranzare o cenare, sarà lei a portare un pezzo del suo Paese qui. 

“Quando avevo circa quindici anni ho partecipato ad un piccolo corso di cucina, e mi sono appassionata. Il lavoro non mi lasciava molto tempo libero ma quando ne avevo l’occasione ero sempre io ad offrirmi di preparare il cibo a casa, anche in occasione di qualche festa o ricorrenza familiare. 

Mi piace sperimentare, spesso mi capitava di mangiare qualcosa di buono al ristorante, e così provavo a replicarlo da sola. Era una piccola sfida con me stessa vedere se ce l’avrei fatta a raggiungere lo stesso risultato. Oggi la tecnologia ci viene incontro, perché rende più facile e veloce scovare nuove ricette”.

La tradizione culinaria thailandese si basa su ingredienti semplici. Spesso viene erroneamente designata come una cucina “povera”, ma il termine giusto sarebbe “Naturale”.

“Soprattutto nel sud del Paese, il clima e i vasti appezzamenti di terreno, permettono la crescita di un sacco di frutti, ortaggi ed erbe. Quasi tutte le famiglie possiedono un orto, che fornisce la base della loro alimentazione. Il mare ci dà il pesce, le palme il latte di cocco, che viene usato in moltissime ricette. Ingredienti largamente usati sono la citronella, diversi tipi di radici, aglio, cipolla e scalogno. Materie prime poco costose e facilmente reperibili”.

Un po’ meno reperibili qui in Italia però, tanto che per assicurarsi che siano di qualità bisogna trovare i posti giusti, che si trovano quasi sempre nelle grandi città. 

Ma anche per questo c’è una soluzione: quando Kiki torna in patria fa scorta di prodotti da portare in Italia. 

“Incontrare la realtà di Pulk per me è stato importantissimo. Dopo aver sofferto parecchio l’isolamento imposto dal lockdown, ho potuto ricominciare ad uscire, e per fare qualcosa che amo. Cucinare per i supper club mi è piaciuto moltissimo, tanto che mi è venuta voglia di iniziare a tenere dei veri e propri corsi. Ci sono tantissime cose che vorrei far conoscere sul mio Paese e la mia cultura. E naturalmente sulla cucina. Per esempio, sapevate che un modo per rendere più gustoso l’ananas è aggiungere zucchero, sale e peperoncino in polvere?”

Ovviamente no. Ed è proprio per questo che esiste Pulk!


Alice Sommavilla, n.6, L’Isola che c’è per Pulk

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