Irene e Raimondo di I Druper Coffe: un giro del mondo all’aroma di caffè

9,3 milioni al giorno. Non stiamo parlando dei guadagni di qualche calciatore, ma delle tazzine di caffè che vengono consumate, ogni giorno, in Italia. Circa il 50% degli italiani consuma regolarmente almeno una tazzina di caffè al giorno, e di questi, una percentuale che se andassimo a verificare sarebbe altissima, lo fa senza prestare davvero attenzione a quello che sta bevendo. 

Che sia per consuetudine, per riempire un momento di pausa, perché alzarci e riempire la Moka (o inserire una cialda!) è diventato un gesto che fa parte della nostra routine, difficilmente ci capita di sapere cosa stiamo realmente bevendo. In fondo ci basta sapere che è un caffè; che in base al nostro gusto classificheremo come “buono” o “non buono”.

Ma come è possibile sapere così poco, a proposito di una bevanda che consumiamo così tanto? 

A nessuno è mai venuta voglia di informarsi per scoprire che cosa sia realmente il caffè, da dove venga, quante varietà ne esistano?

Fortunatamente, a qualcuno questa voglia è venuta, e da sana curiosità si è trasformata in grande passione. 

Irene e Raimondo sono una coppia di trentenni che, mettendo sempre al centro di tutto la passione per il caffè, hanno deciso di trasformarlo nel loro mestiere. 

“I Druper Coffee”, la loro realtà, è nata con l'intento di far conoscere e apprezzare quella che è una vera e propria cultura. 

Sono entrambi giovanissimi quando iniziano ad avvicinarsi a questo mondo e ne rimangono affascinati. Decidono quindi di seguire dei corsi di formazione e di approfondimento.

“Raimondo era un appassionato prima di me - racconta Irene - mi capitava di accompagnarlo a fiere ed eventi e piano piano ho iniziato ad aver voglia di imparare di più anche io. Abbiamo seguito entrambi dei corsi professionali per poterci formare ed è nato il desiderio di creare qualcosa che potesse essere al contempo un lavoro, ma anche un modo per diffondere la cultura del caffè. E' così che abbiamo iniziato a darci da fare per poter mettere in piedi un'accademia che potesse offrire dei corsi professionali a chiunque desideri approfondire questo mondo”.

Inizia tutto con un sogno, tanta passione, e una piccola tostatrice da 1 chilo e mezzo.

La bottega a Zambana Vecchia, dove la nonna di Irene aveva venduto per anni pane e gastronomia, ma anche penne, quaderni, ago e filo; si trasforma nella sede della scuola.

“Abbiamo voluto che lo spazio restasse il più possibile uguale, apportando soltanto le necessarie modifiche per la logistica e soprattutto la sicurezza. Ci piaceva l'idea che le nostre lezioni si tenessero in un luogo con una storia, un luogo che era stato per molto tempo un punto di riferimento per tutto il paese”. 

E' l'inverno del 2018 e gli iscritti ai corsi dell'accademia sono numerosi. Nasce l'idea di mettere in vendita il caffè che durante i corsi rimane inutilizzato: e si rivela un successo.

“Abbiamo realizzato dei piccoli pacchettini che abbiamo venduto durante il periodo natalizio - racconta sempre Irene - tutta la comunità di Zambana Vecchia ci ha dimostrato una grande fiducia oltre che interesse, e abbiamo venduto il nostro caffè con moltissima soddisfazione”.

 E' il momento di comprare una tostatrice più grande.

Irene e Raimondo si rimboccano le maniche e si buttano con impegno ed entusiasmo nell'ampliamento del loro progetto. “I Druper Coffee” non è più soltanto un luogo di formazione ma diventa un punto per la vendita diretta ed un e-commerce che effettua spedizioni in tutta Italia e in Europa, tutto questo senza mai dimenticarsi della sostenibilità.

“Cerchiamo di svolgere il nostro lavoro nella maniera più green possibile - spiega Irene - un esempio è quello del packaging: siamo stati i primi in Italia a confezionare il prodotto in sacchetti di plastica completamente riciclabile. Non solo, la nostra produzione si basa sulla stagionalità, per questo non vendiamo una qualità 'standard' di caffè, ma tipologie e miscele diverse a seconda del periodo dell'anno”.

Ma da dove arriva il caffè, anzi, da dove arrivano i caffè che si possono acquistare da “I Druper”?

Da tutta la fascia equatoriale! 

Etiopia, Kenya, Nicaragua, Guatemala, Messico, Rwanda e tanti altri Paesi ancora. Un giro del mondo all'aroma di caffè che ci porta ogni volta ad assaporare un luogo, ed una bevanda, diversi.

“Quello che per noi è fondamentale, è lavorare rispettando il territorio di importazione e la materia prima. Ci piace che i nostri clienti ricevano quante più informazioni possibile, per questo forniamo loro una sorta di 'carta d'identità' del caffè che scelgono di acquistare. In questo modo possono conoscere non solo le caratteristiche del prodotto finito, ma anche nozioni sul Paese di provenienza, l'azienda agricola dalla quale proviene, il territorio dove è cresciuta la pianta che ha prodotto il caffè che berranno”.

Ma come “la pianta”? Ma il caffè non viene dal chicco?

Certo che viene dal chicco, ma vi siete mai chiesti dove maturi il famoso chicco?

E' racchiuso nella “drupa”, una ciliegia che, come uno scrigno, protegge i chicchi fino al momento della raccolta.

“Fornire tutte queste informazioni ci sembra innanzitutto un modo per dare valore sia a chi ha coltivato il caffè che vendiamo, che a chi lo consumerà; ma è anche la strada che abbiamo scelto per comunicare un'idea di qualità. Dietro ognuno dei nostri caffè c'è un'attenzione infinita che lo accompagna dalla pianta alla tazzina. Il tutto fatto nella maniera più sostenibile possibile, per diminuire l'impatto ambientale e contribuire ad una svolta green che, speriamo, possa ampliarsi a sempre più settori”.

Valore all'ambiente, al prodotto e al cliente come modus operandi, quindi. 

“Collaborare con Pulk ci fa immensamente piacere. Abbiamo incontrato una realtà che, come noi, crede molto nella qualità, sia del materiale che del modo di lavorare; che vuole diffondere cultura per far si che le persone possano apprezzare ed essere consapevoli di quello che mangiano, bevono o imparano”.

Che è in previsione l'acquisto di una tostatrice ancora più grande non serve quasi aggiungerlo, vero?


Alice Sommavilla, n.3, L’Isola che c’è per Pulk

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