Gioia e la cucina marocchina

C’è chi manifesta il proprio talento fin da bambino e chi lo scopre più avanti, magari per caso. Quel talento che abbiamo dentro ma che magari non ci accorgiamo di avere perché la vita non ci concede il tempo o l’opportunità.

Il suo talento e la sua passione, Bouchra (che in italiano significa Gioia), li ha scoperti proprio così: per caso. Anzi, forse è più corretto dire che non è stato il caso a farle capire che lei e la cucina avevano molto da dirsi, ma la ricetta del pollo alla marocchina, il primo piatto che le è venuta voglia di provare a cucinare. Le indicazioni per dosi e ingredienti sono quelle della mamma, ma l’intuito di Gioia le fa mettere in atto delle piccole variazioni che renderanno il piatto un successo. E’ l’inizio di una storia d’amore tra lei e l’arte culinaria, sbocciata tardi forse perché partita da lontano.

Gioia è una splendida donna nata in Marocco, in una piccola località termale vicino a Fez che lascia presto per seguire gli studi nella capitale, Rabat.

Ha ventitré anni quando la famiglia decide di trasferirsi in Europa, e suo malgrado, anche lei metterà radici in Italia.
“Il primo impatto con l’Italia non è stato molto positivo. Avevo lasciato una realtà aperta e cosmopolita come quella di Rabat, dove ero in  procinto di diplomarmi, per ritrovarmi in un posto dove non solo non capivo la lingua, ma faceva anche terribilmente freddo!”

Gioia si rimbocca le maniche, si trasferisce a Milano per studiare design orafo ed inizia a lavorare nel settore della gioielleria, campo che più avanti abbandonerà per dedicarsi per quattordici anni al campo dell’efficienza energetica.

Insomma, per la cucina, non c’è proprio spazio.

“Viaggiavo molto e mangiavo spesso fuori. Quando ero a casa non mi dedicavo mai alla cucina, preparavo al massimo il ragù- sorride mentre ricorda gli anni in cui ancora non sospettava che quella sarebbe diventata la sua strada maestra-. Muovermi tra tante realtà, dal Mediterraneo all’Asia, è qualcosa che mi è servito molto, sia per scoprire nuove culture che nuovi sapori. Mi sono accorta piano piano che mi piaceva sperimentare, assaggiare cose nuove e mix di ingredienti per me inediti”.

E’ così che un giorno si mette dietro ai fornelli e decide di cucinare il famoso pollo alla marocchina, una pietanza tipica dove la carne è accompagnata, tra le altre cose, da prugne e cipolla caramellata. 

“Mia madre mi ha dettato la ricetta ma mentre cucinavo ho pensato di valorizzarla seguendo il mio gusto e le mie intuizioni. Volevo che il piatto risultasse più leggero, meno carico di spezie, ma senza snaturarlo, mantenendo intatti i sapori e gli aromi che da tanti anni contraddistinguono questa ricetta tradizionale”. 

 Da quel giorno inizia una piccola grande rivoluzione. Gioia inizia ad aprire il frigo e usare la fantasia. E quello che crea sono dei piccoli capolavori di gusto. 

“La cucina si è trasformata in un luogo dove potermi rilassare, lontano dallo stress psicologico del lavoro che avevo svolto per tanti anni, in un campo competitivo e prettamente maschile. Cucinare è un’arte e come tutte le forme d’arte necessita di ispirazione”.

E l’ispirazione non dà preavvisi. Come succede quella volte che Gioia ha “voglia di dolce” e alle quattro del mattino si prepara una crema catalana rivisitata, con zafferano, mandorle e anice stellato. 

“Ho iniziato ad invitare a cena amiche e conoscenti. Sono state proprio loro a farmi notare che avevo le carte per poter trasformare questo talento in un lavoro. Ci ho pensato, ho provato, e la mia iniziativa è stata apprezzata da moltissime persone”.

Gioia inizia a fare la cuoca su richiesta, la voce sulla bontà delle sue ricette si spande e in breve sono sempre di più a voler assaggiare qualche piatto preparato da lei. 

“La cucina di casa è il mio laboratorio, il luogo dove sperimento attingendo al bagaglio che ho acquisito venendo in contatto con Paesi diversi e amici di differenti etnie. La base da cui parto è quasi sempre la cucina marocchina, che cerco di valorizzare assecondando la mia creatività, e cercando di mettere al centro la qualità e il sapore della materia prima. Limito i grassi, le troppe spezie che potrebbero coprire o confondere il palato, ma soprattutto, non mi annoio mai”. 

 Sono ormai tre anni e mezzo che Gioia ha fatto della cucina il suo secondo lavoro, e continua a portarlo avanti con grande soddisfazione.

“Ho tenuto dei corsi ed è stato bellissimo vedere signore non più giovanissime che si appassionavano a nuove ricette come il cous cous. Le nuove generazioni sono abituate alla contaminazione, mentre con quelle più anziane si incontra spesso un po’ di resistenza. E’ stata una sorpresa incontrare questa voglia di conoscere e imparare cose nuove. La mia fortuna è stata probabilmente quella di crescere in una zona dove convivono molte etnie diverse. Questo ha senz’altro aperto la mia mente e stimolato la mia propensione alla scoperta del nuovo, in tutti i campi”.

 I suoi clienti ormai sono diventati fissi e affezionati, tanto che durante il lockdown, quando i ristoranti erano chiusi a causa della pandemia in corso, Gioia ha trovato il modo di accontentarli preparando delle cene da asporto che sono state richieste ed apprezzate, così come lo sono quelle che prepara da Pulk, realtà con la quale collabora sempre con grande piacere e passione. 



Alice Sommavilla, n. 4, L’Isola che c’è per Pulk

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