Diletta e le sue Pianelle

Fotografia di Valentina Torghele

Diceva Gabriel Marcel che “essere irrequieti significa cercare il proprio centro”. Diletta il suo centro lo ha trovato, eppure, di accontentarsi e magari cedere alla routine, non ha proprio intenzione.

Bassanese, si laurea in mediazione linguistica a Trento coltivando nel frattempo tre passioni contemporaneamente: quella per le materie in cui si è specializzata, quella per la cucina, e quella per la moda.

“Sono una persona che si annoia facilmente -racconta- ho sempre bisogno di stimoli nuovi e questa mia caratteristica è quella che mi ha portata a passare attraverso numerose esperienze lavorative, andando sempre alla ricerca di qualcosa di inedito, che mi permettesse di esprimere me stessa attraverso quello di cui mi sono occupata e tutt'ora mi occupo”.

Diletta inizia a lavorare mantenendosi in equilibrio tra diverse città, si spende nel campo del turismo ma anche in quello della moda, una passione che non vuole assolutamente mettere da parte.

Il primo approccio lavorativo con questo mondo, è un impiego presso una prestigiosa azienda di ricami, da lì sarà un susseguirsi di esperienze in crescendo.

“Spesso si confonde l'amore per la moda con l'abitudine di seguire le tendenze. Nel mio caso non è proprio così: per me è un modo per creare qualcosa partendo da quello che ho dentro, provare, osare, dare forma a ciò che immagino e a ciò che il mio gusto, e non quello imposto dai trend, mi suggerisce”.

Diletta i trend non solo non li cavalca, ma qualche volta, addirittura li anticipa. Merito di un talento innato che contraddistingue tutte quelle persone che, a prescindere dall'ambito in cui lavorano, possiedono quella capacità di immaginare e dare forma a cose nuove.

Dopo un'esperienza di collaborazione con una stilista americana, Diletta acquista fiducia in sé stessa e decide che è arrivato il momento di fare da sola.

E' il 2009 quando nasce “Le DÌ” il suo brand di abbigliamento. I capi, che verranno venduti in tutta Italia, sono total look 100%  made in Italy; lo stile quello che si definisce “easy chic” in un periodo in cui ancora non è un termine inflazionato. I tessuti spaziano dal morbido jersey alla lana cotta e Diletta propone la jumpsuit (un capo composto da un unico pezzo, quella che oggi chiamiamo “tuta” ma che non somiglia per niente a quella sportiva) e in molti storcono il naso. Lei la produce lo stesso: qualche anno dopo le jumpsuit invadono passerelle, negozi e armadi.

Tutto questo potrebbe essere abbastanza per molti. Per Diletta invece è solo un passaggio nella sua ricerca di avventure sempre nuove e soprattutto diverse. Non ha messo da parte nessuna delle sue passioni e quando non si occupa di moda, si dedica al cibo: a Roma, affiancata da una cuoca, prepara i menù dei “cestini”, i pasti che consumeranno gli attori sui set cinematografici. Dedica un anno a frequentare una scuola di cucina per perfezionarsi e ottenere la qualifica di cuoca, fa stage nel mondo della ristorazione, tiene corsi di cucina italiana a famiglie di origine cinese, insomma: non si ferma un momento!

A rallentare la costringe l'arrivo della pandemia, ma il periodo di lockdown, lungi dal diventare una scusa per cedere all'inerzia, si rivela il contrario: l'occasione per lanciarsi in un novo progetto,

Nasce così “La Pianella Furlana”.

“Mia madre è nata a Udine, e una nostra parente ci portava le friulane, che all'epoca non erano molto di moda, e ho pensato di cominciare a realizzarle e rivisitarle secondo il mio gusto”.

Ma cosa sono le friulane (o furlane)?

La storia di queste scarpe flat, simili a comode pantofole che si conformano perfettamente alla forma del piede che le indossa prende il via nelle campagne friulane durante l'800, dove venivano utilizzate come “scarpe della domenica” o addirittura dalle spose nel giorno delle nozze. In origine venivano realizzate con materiali di scarto o di riciclo, e questo rappresentava una granzia di unicità: non c'era un modello uguale all'altro.

Diletta decide di riscoprire e rivisitare queste scarpe antichissime, senza dimenticare le loro radici.

“Ho scelto di introdurre nuovi materiali, come la juta, il lino, la pelle e, per la prima volta, la spugna. Ogni scarpa è realizzata a mano da due artigiani che fanno questo da generazioni, acquistando un paio di pianelle friulane non si acquista un semplice paio di scarpe: si sceglie di indossare la manualità, il tempo, la cura, la poesia, e la qualità dell'handmade realizzato in Italia”.

La novità 2023?

“Ho trasformato in friulana la classica ciabatta tirolese, realizzando un modello più spesso e molto molto caldo”.

Scommettiamo che presto ce ne saranno un paio (o più) anche nella vostra scarpiera?

Pianelle

 

 Alice Sommavilla, n. 18, L’Isola che c’è per Pulk

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