Cecilia e la cucina messicana

“Il mais è il sincretismo della cucina”.

Se l’arte culinaria abbracciasse ufficialmente la filosofia, Cecilia sarebbe un’autorevole voce di questa corrente di pensiero.

Nata in Messico, dopo aver frequentato l’università inizia a lavorare nel settore del turismo.

Ma prima di scoprire la sua vita, concediamoci una piccola digressione storica:

In Messico nella gran parte dell’industria ingegneristica, oltre che del settore turistico, è molto diffusa la lingua tedesca, ed è per perfezionarlo che nel 2005 Cecilia decide di sorvolare l’oceano con la sua bimba di appena 4 anni, e trascorrere sei mesi a Ravensburg, per frequentare un corso di lingua.

E’ una spola tra il Messico e la Germania quella di Cecilia, anzi tra il Messico e l’Italia, visto che decide di stabilirsi a Bolzano, dove vivono alcuni amici, e la figlia inizia a frequentare la scuola tedesca.

“Sono una grandissima amante della storia e delle tradizioni, durante uno dei periodi trascorsi tra il Messico e l’Europa, ho conseguito un master in Storia del XIX secolo il periodo della colonizzazione spagnola.

La cultura e l’identità sono le uniche cose che restano alle persone in un luogo che è stato conquistato, hanno un potere ed un’importanza incredibile.

Sette anni fa sono tornata a Bolzano e ho frequentato un corso per diventare guida turistica, ma soprattutto per imparare la storia del Sudtirol, che per quanto possa sembrare incredibile a chi non conosce la storia del mio Paese d’origine, ha moltissimi elementi in comune con il Messico, dove persino la musica ha forti influenze tirolesi”.

Ed eccoci arrivati al mais: una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Poaceae i cui semi sono destinati principalmente all’alimentazione, ma anche alla produzione di amido e olio.

L’etimologia del termine mais deriva dalla forma spagnola del sostantivo coniato dalla popolazione Taino “maiz”, poi divenuto “maize”.

Le prime coltivazioni iniziarono a diffondersi intorno al 2500 a.C in mesoamerica (regione che comprende la metà meridionale del Messico, e i territori di Guatemala, El Salvador, Belize, la parte occidentale dell’Honduras, il Nicaragua e la Costa Rica).

Il mais era coltivato già da civiltà come quelle degli Olmechi e dei Maya, in grado di lavorarlo in modo da migliorarne il contenuto nutrizionale.

Questo alimento costituisce una base talmente importante che gli abitanti del Messico vengono definiti “Los Hijos del maiz”, i “figli del mais”.

“Naturalmente il mais si trova anche in Italia- prosegue Cecilia- ma non è uguale. Oltre ai sapori autoctoni, mi manca un po’ l’approccio al modo di mangiare che abbiamo in Messico, totalmente diverso da quello italiano principalmente per via della grande differenza a livello di orari. Solitamente facciamo una colazione abbondante verso le 10.30 del mattino, che nel week end viene sostituita da un altrettanto sostanzioso brunch: niente a che vedere con la frettolosa accoppiata cappuccino/brioche che qui va per la maggiore. L’ora del pranzo si colloca tra le 13 e le 15, ed è un pranzo composto da diverse portate: primo, secondo e dolce. Alla cena non diamo molta importanza; da noi è molto diffusa la cultura del cibo di strada, così se abbiamo fame la sera ci prepariamo un panino oppure, spessissimo, usciamo per comprare un tacos”.

I tacos sono una ricetta intramontabile della cucina messicana, e uno dei cibi take away più amati del mondo. Si tratta di tortillas di mais morbide, calde e preparate al momento (non fritte come si pensa), farcite con tanti ingredienti diversi.

Cecilia conferma una regola aurea: Se non ci sono una o più salse piccanti, non c’è Messico.

“Le nostre coltivazioni offrono tante varietà di peperoncino, ingrediente che utilizziamo per la preparazione di tante salse diverse, che sulla nostra tavola non mancano mai. La più famosa è probabilmente la salsa Guacamole, a base di avocado, ma ce ne sono un’infinità: salsa roja, chili, rachera, negra, taquera, solo per citarne alcune, ma la più particolare è senz’altro la salsa mole.

Questa salsa è una raccolta di preparazioni cremose e speziate che di solito hanno tra gli ingredienti nientemeno che… il cioccolato! E’ una salsa tradizionale che veniva preparata nei paesini in occasioni di feste importanti, e probabilmente l’origine del cioccolato piccante che oggi troviamo sottoforma di tavolette: l’accostamento tra cacao e peperoncino è nato in Messico.

Se ogni zona ha i suoi piatti tipici, ad unire ogni angolo del Paese è la tortilla, che si cucina praticamente tutti i giorni. Nonostante ora di possano acquistare già pronte, io stessa preferisco preparare sempre le tortillas a mano.”

Una cosa ci tiene a dir Cecilia: “Basta con questo stereotipo che i messicani mangino solamente cose piccanti e fagioli! E’ vero che i peperoncini sono molto usati nelle diverse salse, ma la nostra cucina ha moltissime preparazioni diverse. I bambini, per esempio non mangiano cibo piccante. La salsa si mette accanto ai piatti, e i fagioli vengono usati principalmente come contorno, non come portata principale.

La cucina è la mia identità, quello che mi porto dentro del mio Paese, l’elemento che mi permette di identificarmi con la mia cultura e le mie tradizioni”.

Un desiderio?

“Ogni tanto penso alla possibilità di creare una realtà che possa far scoprire la vera cucina da asporto messicana. Chissà, magari…”

 

Nel frattempo, non ci lascia a bocca asciutta: le sue cene messicane trionfano da Pulk!




Alice Sommavilla, n.10, L’isola che c’è per Pulk

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