Amina e la cucina palestinese

Amina è nata a Trento nel 1986 ma la sua storia ha origini lontane.

I nonni paterni emigrano in Giordania nel 1948, in seguito a quella che i palestinesi chiamano “Nakba” (lett. Catastrofe), ovvero la cacciata dalle proprie abitazioni di centinaia di migliaia di persone e la mancata fondazione di un proprio Stato autonomo, a seguito della proclamazione unilaterale della nascita dello Stato di Israele. 

Il padre di Amina nasce e cresce ad Amman, fino a quando decide di trasferirsi a Roma per studiare medicina. E’ nella città eterna che incontra quella che diventerà sua moglie e la madre di Amina e delle sue due sorelle minori, all’epoca studentessa di lettere partita dal Trentino. 

Amina cresce trascorrendo i mesi scolastici a Trento e quelli estivi in Giordania dalla famiglia paterna.

“Non parlavamo correntemente l’arabo, ma le nostre conoscenze erano sufficienti per comunicare con i cugini e i parenti. Mia madre faticava più di noi, tanto che il suo vocabolario arabo è riconducibile quasi tutto all’ambito culinario. Aiutando le zie in cucina, ha imparato i nomi di piatti e ingredienti”.

Amina si iscrive alla facoltà di lingue e culture dell’Eurasia e del Mediterraneo, dove approfondisce lo studio della lingua e della cultura araba ed ebraica. 

E’ il 2009 quando, per completare la tesi di laurea, Amina si reca in Siria per la prima volta. E si innamora perdutamente di Damasco, tanto che dopo essere diventata “Dottoressa” decide di tornarci per approfondire lo studio dell’arabo ma soprattutto per vivere a pieno quella città che la affascina così tanto perché “genuinamente mediorientale”. Il turismo di massa non è ancora arrivato e nel 2010 Damasco è un paradiso di architettura, tradizioni, profumi e sapori.

“Il cibo era favoloso. I ristoranti offrivano una cucina autentica, senza contaminazioni. Ho mangiato i piatti migliori che avessi mai assaggiato”.

A distruggere l’idillio, irrompe la storia contemporanea.

Nel 2011 prendono il via quelle che verranno definite “Primavere arabe”, una serie di proteste di massa che attraversano il mondo arabo e portano alla caduta di Presidenti ritenuti rei di aver instaurato veri e propri regimi, come il tunisino Ben Ali e il “faraone” egiziano Hosni Mubarak.

Il vento della contestazione arriva alla Siria. Si delinea sempre più chiaro il quadro di una guerra imminente. Amina parte per la Giordania e si stabilisce ad Amman dai parenti appena in tempo per scampare all’inizio di quello che per la Siria sarà un conflitto lungo e devastante.

“Ho trascorso ad Amman circa due mesi, durante i quali ho passato molto tempo ad aiutare mia zia in cucina. Ricordo che a colpirmi sono stati in primis la grande quantità di cibo che si usa preparare, e il fatto che dosi e bilance non esistessero. Gli ingredienti si aggiungevano ‘ad occhio’ e ho dovuto imparare a destreggiarmi con l’intuito.

Cucinare è qualcosa di molto importante nel mondo arabo, perché rappresenta un momento di unione e collaborazione. Ci sono piatti, come per esempio il Warak ‘enab (foglie di vite ripiene di carne macinata), che per essere preparati hanno bisogno di un procedimento composto da tanti passaggi minuziosi. Ognuno si occupa di una parte della preparazione, dando vita ad un perfetto lavoro di squadra”.

Dopo la laurea magistrale in relazioni internazionali del medio oriente, conseguita ad Edimburgo, Amina sente il bisogno di abbandonare il freddo e piovoso nord Europa per fare ritorno nei luoghi a cui sente ormai di appartenere.

Si stabilisce in Egitto, al Cairo, dove lavora per alcune Ong e dove si ritrova ad essere, nuovamente, diretta testimone di un pezzo di storia: il colpo di Stato che destituisce il Presidente Mohamed Morsi. 

Amina torna in Italia, dove da diversi anni lavora nell’ambito dell’accoglienza sociale, e dove ha iniziato a combattere la nostalgia per la cucina araba… cucinando!

“I miei genitori hanno sempre amato cucinare e hanno sempre preparato piatti sia italiani che arabi. Quando ero bambina non esistevano i tutorial su youtube, e mio padre chiamava le zie per farsi dare via telefono le ricette dei dolci da preparare durante il periodo del Ramadan. A me piaceva aiutarlo, e ho scoperto una vera e propria passione per il cibo tradizionale arabo che con gli anni è diventata sempre più forte. Questo tipo di cucina in Trentino non è ancora diffuso, e così l’unico modo per riassaporare i piatti che amo è stato iniziare a prepararli con le mie mani, affidandomi a libri, video e ad uno speciale quaderno di ricette che ho scritto l’estate scorsa in Giordania, chiedendo istruzioni e indicazioni a mia zia. 

“E’ una cucina casalinga, ricca di sapore, che riempie di gusto e soddisfazione sorprendendo con sapori inediti”.

Pulk è lo spazio dove ho potuto condividerla con altre persone, farla scoprire e utilizzare i piatti come mezzo per raggiungere sensazioni ma anche consapevolezze, perché il mondo arabo ha un passato ed un presente complesso che vale la pena di approfondire, e che in molti spesso ignorano. Il mio obiettivo è quello di regalare alle persone due piaceri: quello di mangiare e quello di conoscere”.



Alice Sommavilla, n.7, L’isola che c’è per Pulk

 

 

 

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