Supper Club

Il cibo è la forma più semplice e potente di condivisione, ovunque ci si trovi. E la tavola è quello spazio comune in cui improvvisamente alterità e differenze si azzerano (non a caso “tavola” al femminile, come luogo di incontro, mentre il sostantivo maschile “tavolo” ne indica l’oggetto in quanto tale).

C’è un senso profondo di unione dietro all’atto di mangiare assieme. È un nutrire e nurtirsi a più livelli, con gli sguardi, con i sorrisi, con le parole ed i sensi.

Il supper club è ormai fenomeno sociale ed esperienza culturale. L’idea è quella di aprire le porte di casa e cucinare, ritrovandosi attorno ad un tavolo con persone sconosciute. Tutto è cominciato a New York, nel 2006, per diffondersi a macchia d’olio dapprima negli Stati Uniti e in Inghilterra e, successivamente, in tutto il globo (il supper club è anche definito come hidden kitchen, guerrilla restaurant, underground restaurant).

I supper club di Pulk vogliono essere un viaggio: un mezzo per esplorare tradizioni e usanze “altre”, ma anche uno strumento per riportare alla luce ricordi di volti, di odori e sapori. Qui la cucina è il cuore pulsante: entra in continuità con la storia come luogo delle cura, del cibo ospitale e dell’accoglienza.

I supper club di Pulk sono un modo diverso di uscire a cena, quasi come essere all’aeroporto in procinto di partire, per giungere all’improvviso in luoghi lontani, dal Marocco all’Iran, dal Libano all’Uzbekistan, ma anche in qualche maso tra le montagne, dove tradizione si coniuga con contemporaneità.

Una cena per poche persone, a porte chiuse, anche su richiesta, immersi in un piccolo mondo fuori dal mondo, tra profumi, musica e racconti. Un momento di convivialità e leggerezza, tra Oriente e Occidente.

Nei supper londinesi direbbero: “Be my guest”, fai come se fossi a casa tua, accomodati.